Gabriella Benedini, milanese d’adozione, nasce a Cremona nel 1932. Studia all'Istituto Paolo Toschi di Parma e a Milano, all’Accademia di Brera. Tra il 1958 e il 1960 si trasferisce a Parigi, dove alle prime esperienze espositive affianca anche la collaborazione per alcuni giornali. Rimane affascinata dal Surrealismo e dalla pittura astratto-informale e, rientrata in Italia, decide di stabilirsi a Milano, centro vitale per incontri e confronti. Risale a questo periodo la conoscenza del realismo esistenziale e partecipa al clima della Nuova Figurazione. Nelle opere di questi anni, infatti, la coesistenza dello spazio fisico con quello più legato alla memoria comincia a diventare fondamentale. Nel 1962 a Milano alla galleria Bergamini tiene la sua prima mostra personale italiana. Accanto alla ricerca pittorica elabora esperienze artistiche diverse, come la grande scultura di plastica trasparente che realizza nel 1971 a Ferrara per il Centro Attività Visive - Palazzo dei Diamanti. L’opera in seguito diventa la protagonista di un film girato in super 8 dal titolo Diutop (Il giorno di Utopia). Nel 1977 è tra le fondatrici del gruppo Metamorfosi, col quale partecipa ad alcune mostre in Italia e all’estero. Nascono in questo periodo le Storie della Terra-Mutazioni e il Teatro di Persefone viene esposto a Bruxelles all’Autre Musée e in Brasile al Museo d’Arte Contemporaneo di San Paolo. Nel 1984 realizza il Teatro chimico di novembre per la mostra di Palazzo Massari a Ferrara, che sarà esposta due anni dopo alla Biennale di Venezia. I suoi lavori, fortemente legati alla pittura ma privi della dimensione tradizionale  del quadro, cominciano ad assumere una fisionomia più volumetrica e i titoli scandiscono anni di fervido lavoro e di nuove scoperte: Arpe, Sestanti, Costellazioni, Rimescolare il tempo, Mappe e Reperti fino alle più recenti Mousiké. Rivelano l’interesse dell’artista per gli strumenti di misurazione dello spazio e del tempo e per gli strumenti musicali, nei quali la  lunghezza delle corde è messa in relazione da Pitagora col suono dell’universo. Una riflessione profonda e suggestiva sul senso del tempo, del viaggio, del mito. Importanti, infine, i Libri, piccoli scrigni che da trent’anni racchiudono il suo universo e che costituiscono ormai una Bibliotheca di diverse centinaia di volumi. Per FUOCOfuochino ha pubblicato Deserto Bianco (2020).

 

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